L’ultimo dì di maggio
L’ultimo dì di maggio, di autore anonimo,
dal Codice Basevi Ms. 2440 della Biblioteca del Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze.
Questa composizione, che potremmo definire villotta per quel verso, “tandan darindandondella”, che denuncia una destinazione alla danza, presenta l’interessante tema del “d’un bel mattin” entrato a far parte di una quantità di centoni (“D’un bel matin che fu sera de fore”, “D’un bel matin d’amore”, e suoi derivati, come “Me levava una matina”).
La musica è praticamente tutta omoritmica e non presenta alcun episodio imitato, che disturberebbe una esecuzione eventualmente danzata.
Da segnalare due momenti in cui le voci entrano a due a due (dapprima le due voci più basse, poi le due voci acute ), donando così un piacevole effetto di novità all’impasto sonoro.
Degno di nota è poi il momento finale, in cui le tre voci più basse cantano accompagnate da una nota lunga nella parte del cantus.
N.B.: per quanto attiene ai criteri seguiti nella trascrizione e nella realizzazione della partitura si rimanda alla pagina “La musica fiorentina fra la fine del ’400 e l’inizio del ’500“.
L’ultimo dì di maggio
L’ultimo dì di maggio,
d’un bel mattino per la frescha rosata,
Se n’andava la bella allo giardino,
da venti damigelle accompagnata,
ogniuna innamorata,
Gentile, accorta et bella.
tandan darindandondella.
oymè, che v’hè pur quella
che m’ha legato el cor, che me l’ha tolto
con la beltà del suo splendente volto.
V. 2: mattino corretto in mattin
Carlo Deri, 1985
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