Raimbaut de Vaqueiras: Kalenda maya
Il fenomeno della poesia trobadorica (ci sono pervenute circa 2600 composizioni, ma solo circa 300 melodie) si sviluppa nelle regioni mediterranee della Francia in un arco di tempo compreso fra la fine dell’XI sec. e la fine del XIII sec. Il primo poeta che si suole definire con la qualifica di trovatore e che riassume in sé i caratteri stilistici fondamentali della lirica cortese – dall’uso della lingua d’Oc e del rivestimento musicale del brano, ai temi poetici che poi saranno ripresi da tutti gli altri esponenti della cultura occitanica – è Guglielmo IX, duca d’Aquitania (1071-1126), grande feudatario e crociato in Terrasanta, padre del padre di Eleonora di Aquitania, del quale ci rimangono dieci componimenti poetici accertati (un undicesimo è di dubbia attribuzione). Come lui anche molti altri trovatori sono stati di estrazione nobile: il fenomeno trobadorico è essenzialmente espressione di una cultura aristocratica libera da necessità materiali; la creazione poetica quindi, svincolata dall’esigenza di procurare una qualunque forma di sostentamento al suo autore, ha potuto svilupparsi in funzione unicamente di un ideale artistico volto alla libera ricerca di un’originalità individuale. Il trovatore componeva per sé e per la sua corte senza porsi problemi di pubblico, a differenza del menestrello (un artista-intrattenitore generalmente alle dipendenze di un nobile) e più ancora del giullare (essenzialmente un artista di strada cui, al pari del menestrello, era richiesta un’assoluta versatilità, dovendo possedere molteplici attitudini, ivi comprese quelle canore, strumentali, declamatorie, senza dimenticare anche quelle relative ad un tipo di recitazione decisamente “fisico”, ginnico addirittura, al pari di ciò che sarà richiesto secoli più tardi ai Comici dell’Arte) che invece erano i personaggi deputati al compito di portare alla conoscenza di un più vasto pubblico alcune fra le creazioni poetiche del signore.
Non si sa con certezza se il trovatore fosse sempre anche l’autore della parte musicale delle sue composizioni o se invece a volte non si limitasse a crearne solo la parte letteraria; anzi, se volessimo dare un qualche credito alle informazioni che ci provengono dalle vidas – le “vite” dei trovatori, redatte in epoca tarda, generalmente alquanto “romanzate” e quindi storicamente poco attendibili – dovremmo concludere che talvolta poteva capitare anche che il trovatore fosse un cantore o uno strumentista (o addirittura un compositore!) decisamente mediocre (Elias Careil, Giraut de Borneill, Uc Brunet, ecc.) e che quindi avesse assoluta necessità di un menestrello o di un giullare per dare completezza musicale alla propria creazione.
Le notizie storiche su Raimbaut de Vaqueiras sono poche e frammentarie. La fonte di maggiori informazioni consiste nella vida. Di lui si sa con certezza che è stato attivo fra il 1180 e il 1205; visse alla corte del Marchese Bonifacio I di Monferrato al quale si legò di fraterna amicizia, seguendolo in tutte le sue campagne militari, compresa la presa di Costantinopoli nel 1204 (quarta Crociata). Sicuramente non sopravvisse al Marchese Bonifacio, morto in combattimento nel 1207. Di Raimbaut de Vaqueiras ci rimangono 28 composizioni sicuramente autentiche; di altre 7 invece l’autenticità è dubbia; i brani completi di musica sono soltanto 7, fra cui Kalenda maya. Secondo fonti a noi giunte la melodia non è sua: pare che l’avesse ascoltata da due giullari e che vi avesse adattato il testo che conosciamo. D’altra parte l’estampida (così nell’ultimo verso è definita la composizione) è generalmente una forma strumentale di danza, per cui la leggenda potrebbe anche avere un fondo di verità. Fra le sue composizioni bisogna ricordare anche il Contrasto bilingue – in occitano e in genovese – anteriore al 1194, probabilmente il primo esempio di utilizzo poetico di un volgare italiano.
La trascrizione dei brani monodici fino a tutto il XIII sec. non è di agevole soluzione, soprattutto per ciò che concerne l’interpretazione ritmica; per quanto riguarda la melodia dei pezzi trobadorici il problema è di più facile soluzione poiché nei quattro manoscritti principali – in tutto i codici che recano brani dei trovatori sono 14 – l’altezza dei suoni è spesso affidata ad un tipo di notazione neumatica quadrata su tetragramma. Se si eccettua qualche manoscritto più tardo, la maggior parte delle fonti non si presentano con una simbologia facilmente riconducibile ai sistemi proporzionali moderni. A rendere più complicata l’interpretazione si aggiunga che i segni maggiormente usati sono quelli della virga e del punctum, utilizzati anche nelle prime notazioni proporzionali – quella dei modi ritmici e quella mensurale. I tentativi di soluzione ottocenteschi hanno trovato la loro base teorica nella notazione mensurale duecentesca o nella ricerca della ritmica intrinseca del metro poetico. Successivamente si è affermata la teoria proporzionalista secondo la quale la teoria modale della Scuola di Notre Dame sarebbe applicabile anche alla lirica trobadorica.
Gli esempi qui sotto – si riportano varie interpretazioni della prima frase di Kalenda maya – sono emblematici delle difficoltà alle quali sono andati incontro i trascrittori nel corso degli anni. Si noterà che le discordanze non si hanno sono solo sul piano ritmico, ma in certi casi anche su quello melodico (presenza o meno del SIb in certe occasioni).
L’interpretazione più moderna è dovuta ad Hendrik van der Werf (1984) che adotta una simbologia atipica, riducendo al minimo la modernizzazione della grafia.
Dal punto di vista strutturale il brano si presenta in forma strofica (5 strofe in totale) musicate secondo una struttura melodica che può essere così schematizzata
Kalenda mayaNi fuelhs de faya
Ni chanz d’auzelh Ni flors de glaya Non es que.m playa, Pros domna guaya, Tro qu’un ysnelh Messatgier aya Del vostre belh Cors que.m retraya Plazer novelh Qu’amors m’atraya, E jaya E.m traya Vas vos Domna veraya; E chaya De playa ’L gelos, Ans que.m n’estaya |
CalendimaggioNé foglie di faggio
Né canto d’uccello Né fiori di giglio Nulla mi piace, Madonna nobile e gaia, Finché non mi giunge Un veloce messaggero Del vostro bel cuore Per dipingermi I nuovi piaceri Che l’amore mi darà, E la gioia Mi conduca Verso di voi Donna sincera E cada Di spada Il geloso Prima che vi lasci |
Carlo Deri, 2004
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La presente analisi – qui riportata con il gentile permesso dell’Editore – è stata pubblicata in Renzo Cresti: Ipertesto di Storia della Musica, Edizioni Feeria, San Leolino, Panzano in Chianti, 2004 e in Renzo Cresti: La Vita della Musica, Edizioni Feeria, San Leolino, Panzano in Chianti, 2008http://www.renzocresti.com/dettagli.php?quale=9&quale_dettaglio=42
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